mercoledì 20 settembre 2006

Un convegno per voi

Spesso, soprattutto gli studenti, ma non solo, mi chiedono come avere la possibilità di partecipare a iniziative riguardanti i delfini o gli altri animali marini: conferenze, convegni, incontri. Normalmente ci sono ad esempio due convegni europei all'anno sui Cetacei, uno sugli squali, etc. Questi convegni sono ottime occasioni per tastare il polso alle attività che si svolgono su questi animali, ma anche e soprattutto per entrare in contatto con persone "del settore", che in genere sono anche molto alla mano e disponibili a chiacchierare, soprattutto durante i coffee-breaks, momenti cruciali di ogni convegno. A volte queste iniziative si svolgono in Italia, ma è raro perchè ogni anno si spostano in una nazione europea diversa.
Ecco quindi una ghiotta occasione per partecipare a un convegno molto interessante, per di più che si svolge in Italia, e che ho voluto (in qualità di organizzatore) gratuito e accessibile.
Qui a fianco vedete la locandina (cliccandoci si apre una versione in grande), si intitola "Cetacei, tartarughe marine e squali dell'Adriatico". Si svolge a Cattolica (RN) presso l'Acquario al parco Le Navi, il 27 e 28 ottobre prossimi. E' necessario iscriversi. Il modulo lo trovate qui.
A tutti gli studenti che si lamentano sempre che "in Italia non si fa mai niente del genere": stavolta qualcosa c'è. E' gratis, è in Italia, e se non sapete l'inglese c'è pure la traduzione simultanea. Non mancate e... passate parola!!

lunedì 11 settembre 2006

Basket e squali

La mia passione professionale sono gli squali (non solo...). La mia passione extra-professionale è il basket. C'è un collegamento fra le due cose? A volte capita...
E' dei giorni scorsi la notizia che Tracy McGrady, grande campione americano che gioca negli Houston Rockets, è stato "beccato" durante un viaggio promozionale dell'adidas, a mangiare zuppa di pinne di squalo ad Honk Kong.
Gli squali vengono pescati per la loro carne, per la pelle, per l’olio e altre sostanze che hanno nel fegato, per i denti (squallidi souvenirs) e per tante altre cose ancora. Quelli che scampano alla pesca mirata, magari perché hanno scarso valore commerciale, restano intrappolati e uccisi dalle reti e dagli ami che hanno altri obiettivi (tonni, pesci spada, altre specie commerciabili). Come se non bastasse negli ultimi decenni è arrivato il colpo di grazia del maledetto finning. Il finning è una pratica che consiste nel pescare gli squali per ottenerne solo le pinne. E’ una pesca stupida e insensata (pesco un animale da 200 kg e ne butto via 190…), crudele (agli squali vengono amputate le pinne e poi rigettati in mare a morire sul fondo), e devastante (basta una piccola barca per fare una strage: prendendo solo le pinne la barca non “si riempie” e si possono uccidere decine di esemplari ad ogni battuta). Che fine fanno poi le pinne? Vengono spedite sul mercato orientale dove, seccate, servono a preparare la zuppa di pinne di pescecane, un piatto tipico tradizionale servito in tutti i banchetti importanti: matrimoni, cerimonie, ecc… E’ una piaga difficilissima da combattere e estirpare, da una parte c’è un’elevata richiesta che proviene da un mercato che considera questo piatto come facente parti delle proprie tradizioni, e contro le tradizioni è sempre dura andare (ma si può fare! noi abbiamo smesso di mangiare carne di delfino e di bere brodo di tartaruga), dall’altra parte ci sono paesi poverissimi che vedono nella pesca delle pinne di squalo un’opportunità di ottimo e relativamente facile guadagno. Nel mezzo gli squali, ancora una volta.
Ecco perchè il gesto di McGrady ha fatto il giro del mondo ed è stato criticato dalle maggiori associazioni ambientaliste. Da notare, paradossalmente, che in squadra con McGrady gioca il gigantesco Yao Ming (226 cm.), un atleta cinese che invece si fa spesso portavoce della campagna anti-finning...

sabato 2 settembre 2006

L'elogio del volontario

Qualche tempo fa mi ha scritto una signora. Sua figlia aspirava a fare un tirocinio presso la Fondazione Cetacea, ma dopo vari contatti "non ci siamo presi" e la cosa non si è fatta. La madre, nel chiedermi chiarimenti per questo nulla di fatto, amareggiata per l'andamento della cosa buttava lì una frase, che non mi è piaciuta affatto. Scriveva: La sua [quella della figlia] non sarebbe stata un'esperienza per il puro capriccio di accarezzare un delfino come penso di tanti che a questo punto mi viene da dire "le sono passati davanti".
Io le ho risposto, dopo averle spigato come erano andate le cose con sua figlia, di non fare però l'errore di giudicare chi non conosce, e non parlavo di me. In effetti sono pochissimi, fra i tanti che ci chiedono di poter fare volontariato o un tirocinio, i ragazzi che vengono qui per un capriccio, "per accarezzare un delfino", e si riconoscono lontano un chilometro e non passano avanti proprio a nessuno.
Quelli che vedo invece quasi ogni giorno, che mi scrivono, che vengono a parlare con me, sono ragazzi motivati, che arrivano da ogni parte di Italia, disposti a fare sacrifici, che non si fermano alle prime difficoltà e che non storcono la bocca davanti a proposte di attività meno intriganti e forse noiose (sistemare un archivio o una biblioteca, non è come lavorare con un delfino o una tartaruga, ma da noi si fa anche questo e anche questo è utile al nostro lavoro).
Ogni anno prendiamo, fra volontari e tirocinanti, circa 15 persone, fra le oltre 100 richieste che abbiamo. Anni fa ne prendevamo di più, per periodi più brevi, solo ed esclusivamente per dare a qualcuno in più la possibilità di fare questa esperienza. Lo facevamo a scapito del nostro lavoro e delle nostre energie. E ancora oggi seguire i volontari è un lavoro impegnativo e di cui sento forte la responsabilità. Li devo tenere attivi e coinvolti e a volte devo "inventarmi" qualcosa da fargli fare... nei momenti di stanca. A volte mi siedo anche con loro solo a fare due chiacchiere e mia accorgo che anche questi momenti sono importanti, per loro e per me.
E spero che alla fine della loro esperienza, ognuno di loro se ne vada con qualcosa di più di quando sono arrivati; non solo quello che hanno imparato, ma anche quello che hanno vissuto.