venerdì 29 giugno 2007

Fine

Il grampo è morto pochi minuti fa. Al momento non mi viene in mente nient'altro da dire.

Settimo giorno

E una montagna russa: su e giù. Stanotte infatti di nuovo poco bene per Mario. Ancora difficoltà a mantenere l'equilibrio e tendenza a ribaltarsi.
Intanto fa impressione come solo dopo una settimana di inattività la sua pinna dorsale si sia afflosciata. Che triste spettacolo. Abbiamo bisogno di una vasca più grande (forse in arrivo) e di soldi. E di coraggio.
Ieri intanto ancora Mario in Tv.

giovedì 28 giugno 2007

Sesto giorno

Grande notizia: il grampo mangia!! Ieri sera la bella sorpresa, con la prima scorpacciata di calamari, e anche stamattina dopo la prima sessione di tubo, ha mangiato ancora 300 gr di calamari. Prende forza e mangia... stento a crederlo. Nessuno si illude, ne ho visti altri migliorare e poi crollare di botto, ma.. sperare è lecito.
A proposito, per tutti noi il grampo si chiama Mario. Non è il nome ufficiale, ma noi lo chiamiamo così.
Il problema principale ora sono le risorse economiche. Siamo all'osso. Chiunque può darci una mano, ogni donazione ci dà qualche ora di autonomia in più. Aiutateci:

Fondazione Cetacea onlus
Cassa Dei Risparmi di Forlì e della Romagna spa
Filiale di Riccione
Via Gramsci
47838 RICCIONE RN
Abi 06010
Cab 24100
c/c 74000001174
cin M


Aggiornamento del pomeriggio: sono arrivate le analisi del sangue di stamattina. E' migliorato moltissimo!!! Vai Mario, tieni duro.

mercoledì 27 giugno 2007

Quinto giorno

Oggi va un po' meglio. O almeno non è peggiorato rispetto a ieri. Novità importante: morde! Ci morde le mani mentre lo intubiamo, ha forza e fa male. Stiamo aspettando che il veterinario responsabile ci dia l'ok per provare a nutrirlo.
Da domani intanto si apre, per due ore al giorno, l'accesso al "buco nero" anche al pubblico. Speriamo lascino tanti soldini, queste operazioni costano.
Ancora qualche immagine.

L'ingresso del "buco nero".
Interni del "buco nero".
Faccia di grampo
Finestra sul grampo

martedì 26 giugno 2007

Quarto giorno

Siamo in caduta libera. La situazione peggiora, le speranze si riducono. Si va avanti comunque, chiusi per il quarto giorno in quel buco nero. Gli esami del sangue evidenziano ancora di più un fegato allo stremo.
Adesso in acqua c'è sempre qualcuno, non può essere lasciato solo, altrimenti si ribalta e rischia di andare sotto con lo sfiatatoio. Stiamo facendo anche un po' di fisioterapia, per i movimenti della coda e del corpo. Non è facile, è rigido come un bastone.
Non sarà accanimento terapeutico il nostro?



lunedì 25 giugno 2007

Terzo giorno

Nottata pessima per il grampo. La durata delle apnee si è accorciata moltissimo e non si bilanciava più. E' stato necessario stare in acqua con lui tutta la notte. Adesso va meglio per fortuna.
Le sue condizioni non migliorano nè peggiorano, ma anche i valori del sangue relativi ai reni sono brutti come quelli epatici. E' comunque vigile e segue con gli occhi i movimenti delle persone attorno a lui.
Non ho ancora foto da postare, non c'è tempo per fare niente...
A domani.

domenica 24 giugno 2007

Full immersion

Continua, anzi è appena cominciata, la full immersion per il recupero del grampo. E' grave ma ha segnali incoraggianti. Non sono pessimista come al solito... E' strapieno di Penella. Le Penella sono vermi parassiti esterni che si infilano con la testa nella pelle dell'animale e il corpo, lungo e nero, fluttua all'esterno. Li ho visti decine di volte ma mai così tanti, ne avrà un centinaio, segnale che il delfino è malato da diverso tempo e si muoveva poco.
Lo intubiamo, solo liquidi, quattro volte al giorno. E' lungo 2,95 m, e peserà sui 3 quintali. Una bella bestia.

sabato 23 giugno 2007

Di nuovo in azione

Se avete visto Studio Aperto delle 11,30 di oggi lo sapete già. Ieri sera a Cattolica si è spiaggiato, vivo, un delfino in una spiaggiola di sassi al confine nord di Cattolica (RN). E' un grampo, maschio, lungo 2,95 m. L'abbiamo ricoverato in una vasca fornitaci dall'Acquario di Cattolica, che partecipa così all'operazione. L'animale non sta affatto bene e le speranze come sempre in questi casi, sono al lumicino.
Si ricomincia quindi. Per è me la nona/decima volta. Si ricomincia con i turni di osservazione, con la caccia ai volontari, con le notte, con le speranze e le delusioni.
Appeno potrò cercherò di postarvi qualche foto, ma si lavora come sempre in condizioni di emergenza.
E servono volontari.
Se non abitate troppo lontano e volete dare una mano, chiamate la Fondazione Cetacea (0541.691557) o l'Acquario di Cattolica (0541.8371).
Qui dovreste vedere il filmato.

martedì 19 giugno 2007

Spinarolo no, pesce sega sì

Lo spinarolo (Squalus acanthias) viene importato in Europa da tutto il mondo, soprattutto per la preparazione di piatti come il fish and chips. La pesca di questo piccolo squalo è molto intensa e la specie è considerata dall'IUCN, in pericolo o minacciata nell'Atlantico nordoccidentale e fortemente in pericolo nelle acque europee.
In Europa, Canada, Stati Uniti, Norvegia e Nuova Zelanda si pesca attivamente questo squalo. L'Unione Europea ha proposto di introdurre la specie fra quelle protette dalla convenzione di Washington (Cites). La proposta europea è stata supportata dagli Stati Uniti ma Canada, Norvegia, Nuova Zelanda insieme con Giappone (e ti pareva?), Cina e Argentina hanno fortemente combattutto perchè l'iniziativa non passasse.
La proposta è stata presentata due settimane fa ed è stata bocciata, ma con l'intento di essere riconsiderata la settimana successiva. E venerdì 15 è stata ridiscussa e ha perso nuovamente con il 48,7 % dei voti a favore e il 51,33 % contrari. Una pessima notizia.
Alla quale se ne accompagna però una buona: delle sette specie esistenti di pesce sega (in questo caso sono razze, non squali) ben sei sono state inserite nell'Appendice I della Cites, la più restrittiva. La settima specie (un pesce sega australiano di acqua dolce) è stata comunque inserita in appendice II.
Le uniche altre specie di squali protetti dalla Cites (in appendice II) sono lo squalo bianco, lo squalo elefante e lo squalo balena.

mercoledì 13 giugno 2007

Delfini con le branchie

Mi è capitato sotto gli occhi un articolo di qualche mese fa (gennaio) di un quotidiano locale delle vicine Marche, che parlava di un delfino spiaggiatosi morto a Porto San Giorgio, e sul quale siamo intervenuti noi. L'articolo, che non era neanche male, finiva con questa frase "Le alghe, che stanno fiorendo anticipatamente, possono otturare le branchie e comprometterne la respirazione" ovviamente riferendosi al delfino morto.
Alghe? Branchie?!
Quello che mi lascia sconcertato non è tanto il fatto che il giornalista creda che i delfini abbiano le branchie, non compete a lui conoscere la biologia dei Cetacei (sebbene per esempio i compagni di asilo di mia figlia sappiano che i delfini non respirano con le branchie). E nemmeno che si inventi una teoria (alghe killer?) per spiegare la morte del delfino. Quello che non capisco è: perchè un giornalista, che evidentemente sa di non sapere, non chiede? Basta alzare il telefono e chiedere a chi ne sa di più: scusa è possibile che le alghe abbiano ucciso un delfino? E, a proposito, dato che ci sei, i delfini hanno le branchie come i pesci?
Si può passare un'informazione completamente falsa e sballata, solo per pigrizia, magari con la consapevolezza che tanto chi legge si beve di tutto?
Quante str***ate come questa ci sono sui giornali (anche su argomenti molto più importanti) e non ce ne accorgiamo perchè non abbiamo gli elementi per riconoscerle?

mercoledì 6 giugno 2007

Assuefazione

Sabato ho tenuto una conferenza a Grottammare, nelle Marche. L'argomento erano gli squali e le tartarughe dell'Adriatico. Mentre parlavo mi sono reso conto di una cosa abbastanza avvilente. Non si riesce più a parlare di animali senza dover per forza aggiungere qualche parola (o molte) sul loro stato di conservazione. Ormai ogni specie si deve necessariamente portare dietro il suo bollino: in pericolo, fortemente minacciata, a rischio, etc. A che punto siamo arrivati... E' il peggio è che ormai queste parole non ci colpiscono più. Le sentiamo troppe volte perchè possano suscitare in noi una qualche reazione. E' il meccanismo dell'assuefazione. Il cervello si abitua alla ripetizione e alla fine seleziona e non analizza più il termine troppo abusato.
Ci sono altre parole alle quali ci stiamo assuefacendo: riscaldamento globale, cambiamento climatico, emergenza demografica... Un sondaggio fra 71 scienziati ha dato come risultato che i primi due problemi mondiali sono: cambiamenti climati e emergenza demografica.
Lunedì sono andato in libreria e ho comprato due libri: "I signori del clima" di Tim Flannery e "La popolazione mondiale" di Catherine Rollet. Io non mi voglio assuefare!