martedì 27 gennaio 2009

Il primo dell'anno

Oggi sono andato sul primo delfino spiaggiato dell'anno. Un tursiope trovato in spiaggia a Porto Garibaldi domenica scorsa. Ce l'hanno portato in una specie di discarica, dove, in mezzo alla fanghiglia abbiamo fatto l'autopsia per raccogliere campioni. Era una femmina di 2,78 m, magrissima e con i denti molto molto consumati, indice di un'età avanzata. Eravamo in quattro, di quattro enti diversi: Fondazione Cetacea, Carola Vallini di A.R.C.H.E'., Annalisa Zaccaroni dell'Università di Bologna e Valerio Manfrini che d'estate lavora al dipartimento educativo dello Zoomarine di Torvaianica. Quando si dice la sinergia!
Chissà come andranno gli spiaggiamenti nel 2009! Difficile prevederlo dopo il picco (sia per cetacei che per tartarughe marine) del 2007, e la relativa tranquillità del 2008.
Qui sotto tutti gli interventi su cetacei spiaggiati (già morti) effettuati da Cetacea:
1988: 2 Tursiops truncatus e 2 Stenella coeruleoalba
1989: 2 Tursiops truncatus
1990: 1 Stenella coeruleoalba e 1 Balaenoptera physalus
1991: 3 Tursiops truncatus
1992: 6 Tursiops truncatus
1993: 1 Tursiops truncatus e 1 Grampus griseus
1994: 4 Tursiops truncatus
1995: 2 Stenella coeruleoalba
1996: 4 Tursiops truncatus
1997: 3 Tursiops truncatus, 1 Stenella coeruleoalba, 1 Delfinide
1998: 8 Tursiops truncatus, 1 Delfinide
1999: 7 Tursiops truncatus, 1 Delfinide
2000: 4 Tursiops truncatus, 1 Grampus griseus, 1 Delphinus delphis
2001: 14 Tursiops truncatus
2002: 10 Tursiops truncatus, 1 Grampus griseus, 5 Delfinidi
2003: 8 Tursiops truncatus, 1 Stenella coeruleoalba, 2 Delfinidi
2004: 20 Tursiops truncatus, 1 Delfinide
2005: 10 Tursiops truncatus, 1 Stenella coeruleoalba, 2 Grampus griseus, 1 Physeter macrocephalus
2006: 11 Tursiops truncatus, 1 Delfinide
2007: 17 Tursiops truncatus, 1 Grampus griseus, 1 Balaenoptera physalus, 7 Delfinidi
2008: 14 Tursiops truncatus
2009: 1 Tursiops truncatus (per ora)

venerdì 23 gennaio 2009

Il tesoro di Maurizio

Mercoledì scorso, insieme ai colleghi di Cetacea, siamo andati a visitare il "Museo della Piccola Pesca e delle Conchiglie", a Viserbella, una frazione di Rimini. Non l'avevo mai visitato, mea culpa, anche se avevo già avuto contatti con loro, perchè nel 2005 avevano trovano una piccola Caretta caretta morta sulla spiaggia. Volevano imbalsamarla per il museo e li ho aiutati ad ottenere il permesso dell'ufficio Cites del Corpo Forestale dello Stato.
Il piccolo museo, tre stanze e un corridoio, sul retro di un asilo, è piccolissimo ma assolutamente affascinante. E' aperto solo d'estate, per cui è venuto ad aprirci il direttore-tuttofare, Maurizio. Lo aspettavamo fuori, sotto una pioggerellina fastidiosa. E' arrivato su una vecchia R4 come non ne vedevo da tempo. E anche lui è uomo di altri tempi. Ex pescatore, arriva col suo berrettino di lana, il suo barbone bianco e zoccoli di gomma su piedi nudi. Bella tempra.
In un attimo ci conquista con le sue chiacchiere e le sue battute. Impossibile raccontare cosa è stipato in quelle stanze. E' come fare un salto all'indietro in un mondo dominato dall'uso delle mani: strumenti costruiti a mano e usati a mano. Gioielli di ingegneria e ergonomica. In quegli strumenti (centinaia di strumenti per la pesca, la navigazione e la lavorazione degli strumenti stessi) c'è il valore degli artigiani, del lavoro fatto con l'ingegno del cervello e la perizia dei gesti.
All'ingresso, dopo una rampa di scale, ci sono persino due biciclette di quelle che usavano le donne che vendevano per strada le vongole, le poveracce in dialetto romagnolo. E mi sono reso conto di essere abbastanza vecchio (si fa per dire) da ricordarmele! Mi ricordo, anche se ero molto piccola, che sentivo il loro grido dalle finestre di casa mia: purazi, purazi doni! (poveracce, poveracce, donne!).
In un angolo della prima stanza ci sono delle marotte, le casse di legno che venivano usate per tenere il pesce vivo, soprattutto le anguille. Sopra una di queste c'è un articolo di giornale, ritagliato e plastificato "Lo straordinario viaggio dell'anguilla". E' il mio. L'ho scritto io nel mio spazio settimanale sul quotidiano La Voce. Lo dico a Maurizio: "Ehi questo l'ho scritto io!". E lui "ma allora te sei uno importante, io leggo i tuoi articoli sulla Voce".
Da quel momento si rivolge spesso a me, illustrandoci i mille oggetti nelle vetrine, come se fossi un esperto, ma non ne so la metà di quanto sa lui, altro che esperto. Si arrabbia anche un po', ma bonariamente, perchè gli rivelo che uno dei tre carapaci di tartaruga appesi alla parete e "classificati"come Caretta caretta invece non lo è. Andiamo avanti un po' con la storia delle nostre competenze sulle tartarughe, lui pretende di sapere il sesso della piccola tartarughina esposta in vetrina ("è una femmina, ha la coda corta"), quella di cui parlavo prima. Lo deludo di nuovo, impossibile stabilire il sesso di un esemplare così piccolo. Lui si arrabbia e borbotta, ma ovviamente è tutta una posa.
Continuiamo il giro, alle pareti ci sono tantissime foto d'epoca: la pesca con la traina dalla spiaggia, altre immagini di pesca, e poi spiaggiamenti storici di capodogli, pesci luna, delfini. Nella piccola bibilioteca, c'è un tavolone con sopra dei fossili. Fanno parte di una collezione che ne comprende qualche quintale. Il signore di Torino che li ha collezionati è scomparso da poco. La moglie, in vacanza a Rimini, si è innamorata di quel piccolo gioiellino di museo, e li ha regalati tutti a loro!
Infine ci porta nell'ultima sala, quella delle conchiglie. Una collezione davvero notevole, ma a me sono rimasti gli occhi e la mente nelle prime sale della pesca artigianale.
Ci lasciamo con la promessa di collaborare. Nella nostra sede abbiamo in mente anche una mostra sulla pesca, e chi meglio di Maurizio e del suo tesoro può darci una mano?
Il sito del museo è www.escaion.it (e scaion è lo strumento che si usava una volta per pescare le vongole, prima delle turbosoffianti...).

mercoledì 14 gennaio 2009

Il superpredatore

Qualche mattina fa portando i figli a scuola ho sentito due babbi che parlavano fra di loro della notizia circolata un po' ovunque, che i ghiacci non si starebbero sciogliendo e che sarebbero ritornati ai livelli del 1979. In realtà la notizia è una mezza-bufala, almeno per come è stata riportata (leggete qua, per esempio) ma non è questo che mi interessa ora. I due papà in questione ridevano della notizia, concludendo che gli scienziati non ne capiscono un'acca e che si può, massì, campare tranquilli.
Se anche fosse vero, e non è vero, che i ghiacci polari non sono più in pericolo, l'impatto dell'uomo sul clima e su ogni ambiente resta talmente elevato, incontrollato e insostenibile, che dovrebbe cancellare sorrisini ironici dalla faccia di chiunque.
Il 12 gennaio è stato pubblicato un articolo su come l'uomo, come superpredatore dei mari, stia velocemente e pesantemente "rimodellando" le specie che preda. Le "sembianze" delle sue prede, pesci in questo caso, cambiano più velocemente (del 300 %) di quanto facciano nei sistemi naturali, e del 50% di quanto avviene anche nei sistemi in cui ci sono altri impatti antropici (inquinamento, per esempio).
Le specie di pesci che vengono comunemente pescate hanno una dimensione corporea del 20 % più piccola della generazione precedente! E raggiungono la maturità sessuale con un anticipo su quanto "stabilito per natura" del 25%. Ad esempio i merluzzi del Canada si riproducevano prima a sei anni di età; ora, dopo solo 20 anni di pesca intensa, si riproducono a 5 anni di età. Attenzione, non è un particolare da poco. Più piccoli sono gli animali che si riproducono minore è il numero di piccoli prodotti!
"Gli organismi depredati dall'uomo" dice l'autore "sono quelli che cambiano più velocemente, ed è così perchè peschiamo grossi quantitativi e soprattutto esemplari di grandi dimensioni." Questi cambiamenti sono talmente rapidi che sono ampiamente visibili nell'arco delle nostre vite. Basta citare i tonni e le verdesche dell'Adriatico, che sono sempre più piccoletti (oltre che rari). Chiedete a qualunque pescatore sportivo con un po' di esperienza e presto vi parlerà dei bestioni che si prendevano una volta...
Resta poi da stibilire come popolazioni costituite da esemplari di dimensioni ridotte rispetto "al normale" influiscano sugli ecosistemi: basta pensare alla piramide alimentare e ai rapporti dimemsionali preda-predatore.
Insomma la (falsa) bella notizia dei ghiacci recuperati non è che debba farci sentire a posto con la coscienza, c'è ben altro che la specie più invasiva e insostenibile del pianeta ha da farsi perdonare.

lunedì 12 gennaio 2009

Il gigante

Proseguono attivamente i lavori di allestimento del nuovo Ospedale delle Tartarughe. In questi giorni è stata quasi completata la parete divisoria in legno che separa il Centro dagli altri locali. E questa mattina è arrivata una delle due nuove vasche. Costruita appositamente per Cetacea, grazie al sostegno della ditta Delicarta spa, la struttura misura 6 x 3 m, e tiene 15000 litri d'acqua.
Sarà una delle due vasche che si troveranno nella parte aperta al pubblico dell'Ospedale delle Tartarughe, che verrà inaugurata la prossima primavera.
La vasca può essere divisa in quattro settori, oppure essere utilizzata in tutta la sua ampiezza, per tartarughe molto grandi e come "palestra" per la rieducazione degli esemplari in procinto di tornare in mare.
Nei prossimi giorni arriverà la seconda vasca, rotonda, di 2,20 metri di diametro, e verranno approntati gli impianti di filtraggio e riscaldamento.
Una nuova appassionante sfida per Cetacea, un motivo in più per venirci a trovare, dopo l'inverno!

mercoledì 7 gennaio 2009

Ripartenza

Tornato oggi dopo due settimane di riposo, a casa. Prendo sempre due o tre settimane di ferie per Natale. E non vado da nessuna parte. Ricarico le pile. Stacco il cervello, al massimo scrivo. Gioco con i miei figli, e quest'anno con Tommasino di un anno e mezzo è stato uno spasso. Come vivere dentro un cartone animato.
Oggi di nuovo al lavoro, con tanto da fare e tra le altre cose la pagina bianca del blog che chiama, e l'articolo settimanale per La Voce, che aspettava anche lui. Il 2008 è finito, e per una volta posso dire che è meglio così. Forse è vero che esistono anni più brutti degli altri. La lunga malattia di mia figlia, la morte di mia madre hanno segnato il 2008 in modo indelebile. E poi le difficoltà di Fondazione Cetacea, il faticoso trasloco nella nuova sede. Ora si riparte. Ho un progettone da presentare entro metà marzo, tirocinanti da seguire, piani da sviluppare, il nuovo Ospedale delle Tartarughe da allestire (lunedì arriva il vascone da oltre 15.000 litri) insieme alla nuova aula didattica e mini-museo. E tante idee che ronzano per la testa e che cercano di trovare uno spiraglio di tempo per poter passare almeno sulla carta.
In ogni caso, nel bene (speriamo) o nel male, il 2009 sarà un anno fondamentale nella nostra storia. Si aprono prospettive interessanti e importanti per il solo fatto di essere in questa nuova grande location. Sta a noi farle crescere e fiorire, speriamo con l'aiuto di qualcuno, o di molti.
A tutti voi che dopo 3 anni di Storie di Mare siete ancora qua e anche a tutti quelli che sono appena arrivati auguro un anno sereno e che possiate trasformare qualcuno dei vostri sogni nel cassetto in splendida realtà. E che quel cassetto non rimanga mai vuoto.