venerdì 30 ottobre 2009

Aspettando LineaBlu

Ieri avevo appuntamento con la troupe di LineaBlu, per parlare dell'emergenza tartarughe di questa estate. Li avevo contattati ad agosto, in pieno allarme, si sono fatti vivi i primi di ottobre...
Sarebbero dovuti venire a Riccione, ma poi mi hanno chiamato che non era possibile, e avrei dovuto raggiungerli io a Porto Garibaldi.
Mercoledì rimedio (a pagamento!) le immagini che in agosto aveva girato San Marino RTV al nostro Ospedale, almeno anche la Rai potrà mostrare l'emergenza nel momento che avveniva...
Ieri mattina lascio i figli a scuola e alle 8,30 sono già in viaggio. La Romea è la solita stradaccia, camion e lavori ovunque, ma gran bei paesaggi in certi punti. Pinete e aree umide.
Arrivo a destinazione alle 10. Mi fermo sul portocanale per chiedere informazioni sul punto in cui abbiamo l'appuntamento, e proprio davanti alla macchina attracca una vedetta della Capitaneria, con a bordo la troupe. Pura coincidenza. Mi faccio riconoscere e mi dicono ok, aspetta che adesso partiamo con le macchine e andiamo dove si gira. Passa un'ora. Donatella Bianchi è al telefono che urla con qualcuno, gli altri (10-12 persone) caricano le macchine e le attrezzature, ma senza fretta.
Finalmente partiamo e... facciamo meno di un chilometro. In pratica attraversiamo il porto canale e ci fermiamo vicino ad un approdo turistico, nei pressi di un ristorante-enoteca. Si scarica l'attrezzatura e fra una cosa e un'altra passa un'altra ora. Io posso incavolarmi a bestia o prenderla con filosofia. Scelgo la seconda, e passeggio lungo i moli, si sta bene e cammino volentieri.
Mi fermo a vedere un pescatore che tira su dei pesciolini con una bilancina. Quelli grandini li tiene, quelli piccolini li ributta in acqua, mentre i granchi li sbatte a terra e li schiaccia con la scarpa. Aaaagh...
Finalmente iniziano le riprese ma prima di me ci sono le interviste con quelli del ristorante, che parlano di vino e anguille. Viene ripresa la preparazione delle anguille. Sbattute vive su un tavolo di legno, gli piantano un coltello in testa, poi gli inchiodano la coda al legno (perchè si muovono ancora) e infine le tagliano lungo il corpo, fino a ottenere il lungo filetto. Poi via sulla brace.
Si passa poi a un altro servizio, non so bene su cosa, perchè mi sono allontanato a fare ancora due passi. Finalmente alle 13,30 tocca a me, tre ore e mezza dopo l'orario stabilito...
Facciamo l'intervista sull'estremità di un pontile. Donatella finalmente mi stringe la mano e forse si ricorda di avermi già intervistato almeno altre due o tre volte, negli anni. O forse no... Mi fa togliere il giubbotto così si vede bene la felpa di Cetacea.
Come al solito è molto preparata (ha studiato il dossier che lo ho mandato), non deve chiedermi spiegazioni prima, nè concordare niente, e sa bene quali domande fare.
Un paio di minuti ed è già fatta. Così è la tv, tanto lavoro per pochi attimi di realizzazione vera. A chi piace...
Il tempo di una piadina con la porchetta e sono in strada. Penso che sarebbe stato meglio parlare di questa cosa in piena estate, non adesso a bocce ferme. Peccato, ma va bene lo stesso, almeno se ne parla.
La puntata dovrebbe andare in onda il 14 novembre, ma attendo conferma. E vi farò sapere.

venerdì 23 ottobre 2009

Pensieri sparsi...

...in un piovoso venerdì sera.

Le mareggiate di questi giorni stanno portando a riva un sacco di animali morti. Oltre dieci tartarughe e un delfino, in pochi giorni. Tutti animali abbastanza grossi – il delfino era oltre tre metri! – e in avanzata decomposizione. Il mare fa le pulizie.

Abbiamo, ricoverate all’Ospedale delle Tartarughe, ancora una ventina di tartarughe di quelle piccole di quest’estate, più la mascotte Sole, il gobbo Quasimodo, il povero Monocolo con la testa spaccata da un elica, e Nevio a cui manca una natatoia anteriore. Prima che il mare diventi proprio freddo freddo, ci libereremo di altre 8-9 piccoline, ma poi per l’inverno le altre rimarranno qua. Dunque, sarà un lungo e duro inverno.

Nel mese scorso ho lavorato tanto a un grosso progetto che partecipa a un bando europeo, capitanato dal Comune di Venezia, e con dentro tanti partner, anche sloveni, croati e albanesi. E’ un progetto dal budget pesante, che riguarda tartarughe e delfini adriatici e che tanto bene farebbe al nostro Ospedale e al nostro lavoro. Scadenza bando settimana prossima, poi c’è da tenere le dita incrociate…

Alla conferenza del 16 ottobre a Roma, sugli squali, pubblico scarsissimo. Roma offre mille possibilità e avere visibilità è durissima. Peccato per c’era una bella location, dei bravi relatori (ehm…) e una causa, quella degli squali, davvero importante. Per me è stata anche l’occasione di rivedere due amiche, volontarie della Fondazione nel 2000 o 2001 che non si sono dimenticate di quella esperienza, e scambiare quattro chiacchiere davanti a un’ottima pizza (alta, per favore!). Un bacio Federica e Viviana.

Dialogo con Tommaso, mio figlio di due anni e mezzo.
T: papà dove vai?
Io: a lavorare
T. Ancora?
Io: eh sì, ancora…
T: vai dalle tattaughe?
Io: sì vado dalle tartarughe
T: perchè ‘tanno male?
Io: sì, hanno la bua
T: hanno tanta bua?
Io: sì
T: guadda papà (mi mostra una caviglia scorticata), anche io ho la bua…
Chiaro il messaggio, no? Se esci sempre per andare dalle tartarughe con la bua, perchè allora non stai con me, che ho la bua anch’io? Sono uscito lo stesso, ma un po’ più triste…

Ho quasi finito il mio nuovo libro. O meglio, quello che potrebbe diventare il mio nuovo libro, SE e QUANDO troverò un editore, che peraltro non ho ancora cominciato a cercare, perchè devo finire di correggerlo. Per il momento un risultato l’ho già ottenuto: mi sono divertito molto a scriverlo. Non è mica poco, anche percè l'ho scritto a orari... insoliti: la mattina molto presto o la sera molto tardi, per non rubare tempo alla famiglia. Di cosa parla? Non so… non ricordo… ve lo dirò più avanti eh?

giovedì 15 ottobre 2009

Squali, proviamoci ancora

Questa è la settimana europea degli squali. Domani sarò a Roma (se siete in zona non mancate) per l'evento"Squali: predatori predati", qui potete scaricare il programma.
Nell'ambito della stessa iniziativa, domenica 18 ottobre, qui al centro Adria, a Riccione, ci sarà una iniziativa collegata, ecco il volantino.
Sono quasi tredici anni che mi occupo di squali, soprattutto dal punto di vista della conservazione, attraverso la divulgazione e la sensibilizzazione. Ho fatto mostre, campagne, conferenze, di tutto. La cosa preoccupante è che nel 1997 dicevo più o meno le stesse cose che si dicono oggi. Non sembra cambiato niente.
O forse sì? Vediamo... In effetti di squali si parla di più, ci sono iniziative importanti come la Shark Alliance, o il film Sharkwater, molto bello e d'impatto. Qualcosa a livello politico/normativo si muove ma troppo poco. Gli squali protetti si contano ancora su una mano, sigh, e le regole come quelle sul finning vengono bellamente aggirate.
Nel 1997 parlavo già di finning come di una spaventosa piaga. E oggi? Beh è diverso: la piaga è ancora più diffusa e spaventosa...
Poi mi battevo contro la pesca sportiva nella preziosa nursery area dell'Adriatico. Lì cosa è successo? Che effettivamente i pescatori sportivi (alcuni... dai, non esageriamo) sono più responsabili e autoregolati. Purtroppo sembra tardi. Perchè di verdesche e squali volpe, le loro prede più ambite, non se ne prendono quasi più. Il declino è stato rapido e drastico.
Insomma, poco tempo fa, parlando a tavola con la collega Simona Clò che si occupa di squali da prima di me, ci dicevamo che forse tutto ciò non serve. Che noi facciamo piccoli passi in avanti, ma la strage corre molto più veloce di noi.
Forse davvero ormai stiamo perdendo una gran parte (cioè tantissime specie) di una delle creature più utili, affascinanti e "simboliche" dei mari.
Comunque sia, firmate la petizione.

mercoledì 7 ottobre 2009

Al lavoro per le tartarughine

Ecco il risultato di una riunione organizzata ieri da Fondazione Cetacea:

– COMUNICATO STAMPA -

Nasce un Gruppo di Lavoro sull’emergenza tartarughe marine dell’estate 2009

L’estate del 2009 verrà ricordata, almeno sulle coste italiane del nord Adriatico, come l’estate della grande emergenza tartarughe marine. Nei due mesi di luglio e agosto, con una coda che è proseguita anche a settembre e in qualche caso ai primi di ottobre, una marea di piccole tartarughe della specie Caretta caretta ha invaso le spiagge e le acque basse. Erano tartarughe seriamente in difficoltà, profondamente debilitate, di giovanissima età (2-4 anni) e tutte spaventosamente coperte da un piccolo crostaceo, detto comunemente “dente di cane” o “balano”. I balani ne ricoprivano completamente il carapace, la pelle delle zampe, del collo, della testa, ed erano presenti anche sugli occhi, sui contorni della bocca e nel suo interno.. A volte formavano una “armatura” (i balani hanno un guscio calcareo) tale da impedire alla tartaruga ogni movimento.
I numeri sono impressionanti, parliamo di circa 180 esemplari, che da Ancona a Trieste, sono stati trovati spiaggiati o in difficoltà in poca acqua, e consegnati ai centri di recupero. Un fenomeno senza precedenti non solo in Adriatico ma addirittura a livello mondiale.
Fronteggiata l’emergenza con ogni mezzo disponibile, per gli enti che hanno fronteggiato questa situazione drammatica è ora il tempo delle domande, dei tentativi di spiegazione del fenomeno, anche per essere pronti nell’eventualità, remota e terrificante, che lo stesso possa verificarsi di nuovo la prossima estate.
Il primo importantissimo passo è stato compiuto proprio il 6 ottobre. Organizzato e ospitato da Fondazione Cetacea, a Riccione, si è svolto infatti un incontro fra i vari enti coinvolti nel fenomeno, e si è subito raggiunto l’accordo per formare un Gruppo di Lavoro che studierà questo inedito fenomeno. Ne fanno parte:
– Associazione Archè - Research and Educational Activities for Chelonian Conservation
– Associazione Benessere Animale
– ARPA Daphne
– Centro Ricerche Marine Cesenatico
– Fondazione Cetacea
– Museo di Jesolo
– Museo di Venezia
– Università di Bologna, Dipartimento Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Gruppo di Ricerca sui Grandi Vertebrati Pelagici
– Università di Padova, Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie

Durante la riunione, durata oltre due ore, si sono stilati piani di lavoro, sollevate domande scientifiche a cui si cercherà di dare risposta, puntualizzato e condiviso alcuni aspetti del fenomeno. Ecco alcuni punti che vale la pena di sottolineare.

– tartarughe di questa classe età non sono affatto frequenti in Adriatico, dove di solito si trovano individui sub-adulti. Perchè sono comparse quest’anno e in numero così elevato?
– le tartarughe erano coperte praticamente da alcune specie di balani che è da valutare se siano proprio la causa della loro debilitazione, e non una conseguenza. Quando, e per quali condizioni ambientali, i balani possono avere “assalito” le piccole tartarughe? E perché solo su di loro così infestanti mentre sugli adulti giunti nella stessa area questo balano rimaneva su livelli fisiologici? Ricerche sulla diffusione e sul ciclo biologico di queste specie di crostaceo, sono in corso.
– in molti casi le tartarughe avevano l’intestino pieno, ai limiti dell’occlusione, di una fanerogama marina dalle lunghe foglie nastriformi (Zostera marina). Questa pianta non è comune lungo il litorale romagnolo, ma è comunque frequente ad esempio negli ambienti lagunari. Perchè questa “abbuffata” di piante marine, e come si collega questo con l’età e il ciclo biologico delle tartarughe? E con la invasione dei balani?
– altri elementi ambientali da considerare: quest’anno l’Adriatico ha raggiunto temperature delle acque superficiali con un valore medio di 27,8 °C e con valori massimi di 29,2 °C. C’è stata anche una inusuale fioritura di larve di granchio (anche essi crostacei come i balani) che hanno causato anche problemi alla balneazione a causa delle numerose punture provocate ai bagnanti.
– i veterinari sono in sintonia su quanto hanno trovato nelle piccole tartarughe: un quadro clinico allarmante. Profonda debilitazione, forte anemia, carenza di calcificazione, fegato in cattivo stato e diffusi batteri secondari. Pur con ancora le poche informazioni in loro possesso, i veterinari stanno valutando le ipotesi della possibile infezione virale o batterica come probabile causa del fenomeno anche se al momento i risultati ottenuti sembrano protendere maggiormente per una causa di tipo ambientale, unitamente all’invasione dei balani, che potrebbe aver portato le piccole tartarughe a condizioni cliniche così gravi.
– in diversi centri ci sono ancora decine di tartarughe ricoverate, e non è detto che tutte potranno tornare in mare prima dell’arrivo del freddo, costringendole così al ricovero forzato per molti mesi.
– tutte le tartarughe già rilasciate da Fondazione Cetacea portavano un microchip sotto la pelle, in modo da potere essere identificate in caso di successivi ritrovamenti. Seguirà anche una lettera a tutte le Capitanerie di Porto, dal Friuli alle Marche, affinchè non si abbassi l’attenzione sul fenomeno. Sarebbe importante infatti conoscere il “futuro” degli esemplari ritornati al mare. Per questa finalità il gruppo di lavoro si sta anche adoperando per la ricerca di fondi necessari all’applicazione di impianti satellitari per il monitoraggio post-rilascio degli esemplari in cura: sarebbe uno studio unico nel suo genere e preziosissimo vista la giovane età degli animali.
In ogni caso, l’Università di Padova studierà durante l’inverno il decorso delle degenti sul lungo termine.
– molte analisi sono in corso o in programma: ricerca di biotossine algali, di inquinanti, di virus. Analisi ematiche e istologiche. Il peso economico di queste analisi è notevole, ed è stato in toto preso in carico dagli enti in questione.

La formazione di questo Gruppo di Lavoro è un momento fondamentale per la maggiore comprensione di un fenomeno che riguarda il nostro mare, e che può essere indice di condizioni ambientali quanto meno da valutare con attenzione.
Le volontà degli enti coinvolti di continuare a lavorare per la salute delle tartarughe marine dell’Adriatico, in maniera coordinata e sinergica, è lodevole e porterà ben presto a un secondo incontro e a una produzione di documenti scientifici e a iniziative di sensibilizzazione verso il grande pubblico, per altro già messe in atto diverse volte questa estate, sempre su spontanea iniziativa e impegno degli enti stessi.