giovedì 29 dicembre 2011

2011: l'anno degli squali?

Forse è troppo dire che il 2011 è stato l'anno degli squali. Questi animali sono ancora costantemente sotto attacco in tutto il mondo, e il loro sterminio continua. Ma possiamo dire che il 2011 è stato un anno con ottime iniziative per la conservazione degli squali. 
A segnare in maniera indelebile questi sviluppi, la nascita di alcuni Santuari dove le pesca agli squali è proibita. Queste aree coprono ora un territorio di oltre 4,7 milioni di chilometri quadrati, più del doppio della superficie della Groenlandia.
Al di là dell'effettivo valore di queste iniziative, decisamente positivo, ci sono anche alcune perplessità: ad esempio come fare rispettare i divieti di pesca, in aree marine così ampie che sono praticamente impossibili da controllare. Ma tant'è, meglio un'iniziativa con qualche oggettiva difficoltà, che niente.
Vediamo dunque questi santuari nati nell'anno che sta per finire:
- giugno: la Micronesia inizia il processo per la creazione di santuario regionale di protezione per gli squali
- giugno: il Presidente dell'Honduras dichiara le acque nazionali della nazione, Santuario degli squali dove la pesca è proibita (si tratta di un territorio pari a due volte il Regno Unito)
- settembre: Tokelau, un piccolo territorio che comprende tre atolli al largo della Nuova Zelanda, dichiara il proprio territorio Santuario per squali, cetacei e tartarughe
- ottobre: come abbiamo già visto, le Isole Marshall dichiarano la nascita del più grande Santuario al mondo, per la protezione degli squali

In tutto questo va riconosciuto il ruolo fondamentale che ha avuto il Pew Environment Group.
Sono, in definitiva, poche iniziative rispetto al tanto che si dovrebbe fare, ma vogliamo interpretarli come segnali di un cambiamento.

Buon anno nuovo! 

martedì 27 dicembre 2011

Il Santuario degli squali

La notizia non è nuovissima, ma mi pare ci stia benissimo in questo clima di festa: il 2 ottobre scorso, il presidente delle Isole Marshall Jurelang Zedkaia, ha proclamato la nascita del Santuario degli squali delle Isole Marshall.
In pratica, il parlamento di questa repubblica presidenziale - diventata indipendente nel 1979 dopo essere stata una colonia degli Stati Uniti - ha vietato la pesca commerciale degli squali in un territorio di ben 2 milioni di chilometri quadrati, attorno alle isole stesse (vedi cartina).
La nascita del santuario non ha solamente un valore simbolico. Il territorio protetto è molto ampio, e il divieto totale di pesca commerciale di squali è una delle misure più forti che siano state adottate da uno stato, a livello mondiale.

Molto interessanti anche le motivazioni che stanno alla base di questa misura. Esse sono infatti un misto di interesse economico, legate alle caratteristiche ecologiche e biologiche dell'ambiente marino delle Marshall, unitamente a una dichiarazione implicita dell'importanza degli squali per gli ecosistemi marini.
Il ragionamento è questo. L'economia delle isole Marshall è basata prevalentemente sul turismo, sull'artigianato locale e sulla pesca. Gli squali, in cima alla catena alimentare, tengono sotto controllo il numero dei pesci che vivono attorno agli atolli. Senza gli squali, i pesci più grandi proliferano e riducono, predandoli attivamente, i pesci più piccoli. Ma questi ultimi sono essenziali per il mantenimento in salute della barriera corallina. Ad esempio senza i pesci che raschiano le alghe incrostanti, i coralli vengono soffocati dalle alghe stesse. Ancora, i pesci che mangiano plancton mantengono la catena alimentare in equilibrio, evitando esplosioni algali che metterebbero a rischio la vita dei coralli.
Infine, i pesci piccoli, che diminuirebbero senza il controllo che gli squali effettuano sui pesci più grandi, sono anche i preferiti... dai turisti nei ristoranti locali.

Insomma, la provata importanza degli squali per gli ecosistemi marini, si ripercuote anche sull'economia. Comprendere questo ruolo, e metterlo al riparo con norme adeguate, è un modo intelligente e lungimirante di amministrare il territorio e salvaguardare l'ambiente.

Le isole Marshall sono un punto nell'oceano. Applaudiamo all'iniziativa che hanno voluto intraprendere, senza dimenticare che nel resto del mondo, la strage continua.

giovedì 15 dicembre 2011

L'assassinio del mare

Ieri sera verso le 23,30 ho acceso la tv dopo una settimana in cui ho dimenticato di averla in casa. Mi trovo la faccia dello scrittore Mauro Corona che parla, stranamente, di vongole e cozze. Il personaggio mi piace e vedo di capire dove vuole andare a parare. La trasmissione si chiama Tracce e scopro che le parole di Corona sono solo il preambolo a un documentario del giornalista Roberto Pozzan, dal titolo "L'assassinio del mare".

Resto a guardare e capisco ben presto che il mare ucciso di cui si parla è proprio il "mio" Adriatico. Sono rimasto incollato allo schermo fino a quasi l'una, con lo stomaco sempre più stretto, e la tristezza e la rabbia che si alternavano facendo precipitare il mio umore sempre più nel nero.
Servizi e interviste da Venezia, Chioggia, Bellaria, San Benedetto del Tronto e poi anche Mazara del Vallo, in un altro mare. Testimonianze drammatiche di quello che so da anni, di quello che tutti, pescatori, politici, appassionati, biologi, sanno da anni. Il mare sventrato, svuotato, saccheggiato, in mille modi, legali e illegali. Un crescendo pauroso, di barche sempre più grandi, di motori sempre più potenti, di strumenti sempre più distruttivi. Il mare che muore sotto i colpi ciechi di una società costruita sui soldi, grassa, indifferente, brutta, insensibile.
Il mare che non ce la fa a riprendersi, perché viene violentato di continuo, mille volte al giorno, e che morendo si trascina dietro i suoi assassini, i pescatori. Che consumano sempre più la loro vita dietro a un mare che non dà più niente. Costretti a stare fuori sempre più ore, a volte giorni interi, per pescare una frazione di quello che una volta pescavano in un giorno. Pesci sempre meno vari, di taglia sempre più piccola, che non rende nulla. Vite devastate, che vivono alla giornata, che tirano avanti a stento, andando a raschiare il fondo di un barile svuotato da tempo. Costretti a pescare sempre più vicini a riva, dove non si potrebbe, scappando al largo solo all'alba, quando è possibile venire beccati da Finanza e Capitaneria.
Tutto sotto gli occhi compiacenti di burocrati e politici che hanno concesso licenze anche quando non si poteva; che sanno ma "non devono sapere". Che dicono al giornalista, testimone di un illecito: "almeno non me lo dica...".
L'Adriatico è moribondo, ma la follia non si fermerà, non illudiamoci. E, come dice il vecchio pescatore di Bellaria: "Cosa resterà dell'Adriatico? Solo l'acqua".

mercoledì 7 dicembre 2011

Altri quattro zifii morti

Alexandros Frantzis, del Pelagos Cetacean Research Institute, in Grecia, fa sapere che fra ieri e oggi sono stati trovati, nella stessa zona degli spiaggiamenti del 30 novembre, altri 4 zifii, stavolta tutti già morti. Lo stato di decomposizione indica che la morte è avvenuta praticamente in contemporanea con quelli dei precedenti animali spiaggiati.
Si tratta quindi dello stesso fenomeno, che ha coinvolto anche i due esemplari spiaggiati in Italia. Il piccolo, di questi due, non è più stato ritrovato, mentre sulla femmina adulta sono stati fatti alcuni campionamenti, sia da personale del posto, sia da membri della Task Force nazionale, che da Padova hanno raggiunto la Calabria, venerdì scorso.
Salgono così a 9 gli esemplari coinvolti. 

venerdì 2 dicembre 2011

Aggiornamento sugli zifii

Aggiornamento al post di ieri

Sulla lista di discussione MARMAM, oggi si legge che:
"Dal 27 novembre fino ad oggi, 2 dicembre, la Marina militare italiana ha condotto esercitazioni nel Tirreno centro-meridionale, nello Ionio, e nell'Adriatico meridionale. L'operazione è nota come "Mare Aperto". Le esercitazioni icludono sorveglianza marittima e force projection
Negli anni passati l'operazione Mare Aperto ha coinvolto almeno 12 navi.
Almeno una delle navi partecipanti alla esercitazione di quest'anno, la fregata Scirocco, è equipaggiata con due potenti sistemi sonar."

giovedì 1 dicembre 2011

5 zifii spiaggiati nello Ionio

E' di stamattina la notizia dello spiaggiamento, ieri 30 novembre, di tre zifii (Ziphius cavirostris) all'Isola di Corfù, nella Grecia ionica. Tutti e tre gli animali erano ancora vivi. Purtroppo soccorritori improvvisati li hanno spinti al largo. Uno è morto subito dopo, un altro si è rispiaggiato e più spinto nuovamente fuori. Il terzo animale non si è più visto dopo essere stato "salvato".

Quasi contemporaneamente, cioè la scorsa notte, altri due zifii si sono spiaggiati in Italia, a Capo Rizzuto, sulla costa ionica della Calabria. Erano un adulto (una femmina di oltre 5 metri) e un cucciolo. L'adulto è morto, mentre il cucciolo, anche in questo caso, purtroppo, è stato spinto in mare da persone di sicuro bene intenzionate, ma di certo inesperte e non competenti. Al momento non si hanno notizie del piccolo.

In genere gli spiaggiamenti in massa di zifii sono associati a disturbi, diciamo così, sonori. In genere ad esempio accadono in presenza di navi che effettuano esercitazioni militari o prospezioni geologiche alla ricerca di giacimenti di gas o petrolio.
Uno strano suono, "fischio" o "emissione", così è stato descritto, è stato sentito nell'area dello spiaggiamento greco. Questo suono si ripeteva a intervalli di 10-15 secondi. I soccorritori pensavano fosse uno degli zifii ad emetterlo, ma il suono è continuato anche dopo la morte dell'esemplare, per ore. Era questo suono collegato alle cause che hanno provocato lo spiaggiamento. Impossibile dirlo. I soccorritori non hanno visto navi nelle vicinanze, ma un pescatore ha detto di avere visto in quella zona, quel giorno, una "strana" nave che secondo lui "stava cercando petrolio".

Nel 2004 l'ACCOBAMS (Agreement on the Conservation of Cetaceans of the Black Sea, Mediterranean Sea and Contiguous Atlantic Area) ha adottato una risoluzione in cui si raccomandava che attivtià antropiche che prevedono rumori di alta intensità devono essere evitate nelle aree dove sono possibili concentrazioni di zifii.