venerdì 29 giugno 2012

Tutti a vedere le balene

Un mio articolo pubblicato su sottobosco.info:


Cos’è il Whale Watching
L’idea venne a qualcuno, negli anni ’50, in California. Lì, oltre a diverse specie di delfini, ci sono le balene grigie, che ogni inverno stazionano in quelle acque, principalmente per riprodursi o fare nascere i cuccioli. Le balene sono relativamente vicine alla costa, e facilmente raggiungibili. Così qualcuno, proprietario di una barca, pensò di farsi pagare per portare i turisti a vedere i grandi mammiferi. A guardare (watch) le balene (whales): era nato il whale-watching. Negli anni successivi... Leggi il resto...

lunedì 25 giugno 2012

Una vita sul campo

Ho appena finito di leggere il libro di Maddalena Bearzi, che vedete qui a lato. Una lettura gradevole e interessante. Premetto che il libro non si trova (per ora?) in Italia e dunque è in inglese. In ogni caso, se ve la cavate un po' con la lingua suddetta, non avrete troppo problemi a leggerlo.
Maddalena è una ricercatrice italiana, una "biologa da campo", come dice il titolo, che dopo alcune esperienze in Italia e in Grecia, ha inseguito il suo sogno, appunto studiare gli animali nel loro ambiente, prima nella penisola dello Yucatan, in Messico, per poi trasferirsi definitivamente a Los Angeles. 
Nella città degli angeli ha scoperto ben presto che nessuno stava o aveva mai studiato i delfini presenti nell'area. Ha cominciato lei, con i mezzi e le risorse che è riuscita via via a trovare. Nel 1998 ha fondato infine la Ocean Conservation Society.

Maddalena ha sempre lavorato anche come giornalista scientifica e questo ovviamente si vede nel libro, che come detto è molto scorrevole e piacevole. 
A me è decisamente piaciuto, e in particolare sottolineo la "svolta" di cui Maddalena scrive a lungo, e cioè il momento in cui, dopo anni di ricerche, ci si rende conto che queste devono andare di pari passo con iniziative di educazione e conservazione. In effetti è triste constatare che più si fa ricerca, più ci si accorge che l'ambiente sta cambiando, in fretta e in peggio, e dunque serve un doppio impegno, su due fronti diversi.

Oltre a informazioni e aneddoti sui delfini e sugli altri animali che si è trovata a studiare, il libro è un percorso di vita, dove risalta quale forza, caparbietà e inventiva ci vogliano per proseguire nella ricerca indipendente. I successi e le difficoltà, le soddisfazioni e la lotta per trovare i fondi e mantenere in piedi i progetti. E', per questo, un libro da consigliare a tutti, ma in particolare agli studenti che ambiscono a una vita sul campo: il libro sarà per loro uno sprone a coltivare il proprio entusiasmo, ma anche un monito al più classico dei "non mollare mai".

lunedì 18 giugno 2012

Una conferenza... Historica

Molto bella la serata di sabato scorso, a Sant'Elpidio a Mare. Uno staff molto nutrito e super-organizzato ha messo in piedi un evento davvero ampio, per proposte ed eventi collegati. Si chiamava "Historica – Festival Nazionale della storia post-moderna", e io ho partecipato, nell'angolino della piazzetta di Largo Berdini, con una conferenza intitolata "Uomini, balene e delfini: 60 anni di amore e odio".
Prima di me anche l'intervento, sempre a tema marino, dell'amico Fabio Fiori, biologo, scrittore e autore del blog Mare Gratis. Molto suggestive le sue letture e riflessioni sull'Adriatico, sulle sue genti e sui suoi luoghi; d'altro canto lui è un scrittore vero, non un conta-storie come me.

Era la prima volta che proponevo una conferenza con quel tema. Mi pare sia piaciuta molto e credo che ci lavorerò ancora, per espanderla e approfondire alcuni temi, dal momento che sabato avevo "solo" 40 minuti a disposizione.
Il tema del rapporto fra l'uomo e i delfini, in quanto animali totemici e che suscitano grandi passioni ed emozioni, mi cattura molto, ultimamente. E del resto è anche l'argomento del mio nuovo libro. Le due storie che ho scelto di raccontare, proprio perché emblematiche di questo rapporto, sono proprio tratte dal libro: la storia di Keiko, l'orca di "Free Willy" e quella delle tre balene grigie intrappolate nel ghiaccio dell'Alaska, nel 1988.


Molto stimolante anche la discussione nata dalla domande di una signora del pubblico, che ho scoperto dopo (mea culpa) essere una affermata scrittrice, e interessanti le chiacchiere con lei e Fiori alla fine. Fabio riesce spesso a fornirmi un punto di vista diverso, anche quando non siamo d'accordo.
Come sempre in questi casi, sono soddisfatto della serata, per gli stimoli e le idee che ne sono scaturite. Ogni volta, mi porto via qualcosa da questi incontri.

***
Aggiornamento:
la scrittrice, Francesca Mazzucato, ha poi lasciato un commento sulla mia bacheca di Facebook, molto lusinghiero:

martedì 12 giugno 2012

Appuntamento a sabato per parlare di uomini e delfini

Sabato 16 giugno, a Sant'Elpidio a Mare, nell'ambito della manifestazione "Historica. Tutto in una notte", in Largo Berdini, dalle 19,30 alle 21, ci sarà anche una mia conferenza dal titolo "Uomini, balene e delfini: 60 anni di amore e odio". Ecco una traccia di quello che dirò:

C’è un rapporto particolare fra gli uomini e i cetacei. L’essere umano prova verso delfini e balene un’ampia gamma di sentimenti: essi preludono a interazioni e comportamenti che possono trovarsi a due estremi veramente lontanissimi tra loro.

Da una parte ci sono le stragi compiute nel secolo scorso dalla baleneria, che sopravvive tuttora a causa della cocciuta insistenza dei governi giapponese e norvegese. E poi le mattanze di delfini che ogni anno si compiono, ancora in Giappone, alimentate anche ma non solo, dall’industria dei delfinari giapponesi. E, senza andare troppo lontano, come non ricordare la legge italiana che, fino alla fine degli anni settanta, premiava con una ricompensa un pescatore che avesse consegnato alle autorità la coda di un delfino ucciso? Le due specie, uomo e delfino, erano e sono, in competizione per le stesse prede e dunque sembrava logico eliminare l’una affinché non danneggiasse l’economia dell’altra.

All’estremo opposto ci sono un amore e un interesse verso questi animali, che molto spesso superano davvero ogni logica. Il ricercatore che volesse esaminare con i freddi strumenti della scienza il rapporto fra uomo e delfino, dovrebbe ben presto arrendersi all’evidenza che nei rapporti fra le due specie c’è evidentemente qualcosa che va oltre la semplice occasionalità dell’incontro e la mera curiosità di una specie verso l’altra.

Per esempio, in tutto il mondo cresce la domanda di poter vedere e avvicinare questi animali nel loro ambiente naturale, al punto che già nel 2008 il mercato del whale-watching muoveva cifre di poco superiori ai due miliardi di dollari, coinvolgendo più di 13 milioni di persone, in 119 paesi diversi. 

E’ evidente come per moltissime persone i cetacei rappresentino un qualcosa di diverso. Almeno nel mondo occidentale essi suscitano negli esseri umani un interesse, una simpatia, una corrente di emozioni che li porta addirittura ad attribuire a questi esseri acquatici, caratteristiche volta per volta magiche, superiori, aliene.

Ci sono store emblematiche di questo rapporto così intenso: Keiko, le tre balene in Alaska, i solitary dolphins...

sabato 9 giugno 2012

Spazzatura

Domani andrà in onda la prima puntata di una trasmissione chiamata "TG Bau&Miao". Il direttore è nientemeno che Clemente Mimun. Nella puntata di apertura è stato annunciato un servizio su Mary G. Scrivono così: "...la storia del delfino Mary G, lasciatosi morire d’inedia dopo la scomparsa della sua istruttrice". 

Non sappiamo di cosa è morta Mary G., speriamo di saperlo presto e con chiarezza. Di certo la sua morte non è collegata con quella della povera Tamara Monti. Sono passati cinque anni, e chiunque ipotizzi un collegamento, o è un idiota o e in malafede. O tutt'e due.

Mi fa schifo questo modo di fare notizie, questa ricerca di attenzione da parte di un media, la televisione, che sta morendo, ed è meglio così. Ma anche alcuni scribacchini da due soldi hanno fatto lo stesso collegamento, in qualche articolo sul web. Non sono solo avvoltoi, ma inetti e insulsi rovistatori di immondizie che non possono chiamarsi giornalisti.

domenica 3 giugno 2012

Mary G. Punto.

Pensieri sparsi, gli ultimi, ancora sulla questione Mary G.

- Oggi sul Corriere Romagna c'è una mia lunga intervista su Mary G. (potete leggerla qui). Manca purtroppo un concetto importante, che il giornalista ha riportato tra le righe, ma non ha riferito nei virgolettati. Io non reputo Oltremare responsabile della morte di Mary G., e credo che dal punto di vista veterinario e addestrativo abbiano fatto tutto quanto in loro potere. E' sulla gestione della comunicazione e delle informazioni che ritengo invece siano stati più che carenti, e il comunicato del 26 maggio resta, a mio parere, un atto vergognoso.
Inoltre, nella mia frase "Bisogna capire come intervenire per evitare che riaccada. Perche i metodi ci sarebbero: ci sono stati troppi errori che si possono evitare in futuro" gli errori di cui parlo sono di concetto e di fondo. E' noto, perché l'ho detto e scritto più volte, che sono contrario all'ospedalizzazione di un animale che non potrà più essere rilasciato in mare. Lo sono diventato proprio sulla base dell'esperienza con Mary.

- Il polverone sollevato dalla morte del grampo ha raggiunto, sulla stampa, ma soprattutto sull'ormai piazza comune che è Facebook, livelli esagerati, anche per colpa mia. Per quanto mi riguarda, non andrò oltre, e aspetterò come tutti di sapere ufficialmente qualcosa dei risultati della necropsia.

- Non so quale sia stato l'impegno degli organi istituzionali negli ultimi due anni, rispetto a Mary G. Per quello che ne so, e se devo giudicare da quanto visto prima, sono stati praticamente assenti. La ritengo una grave mancanza. Credo che in casi, sebbene rarissimi, come questi, un ente istituzionale super partes dovrebbe vigilare e controllare sullo stato di salute del delfino, sul suo benessere e anche sulla comunicazione e le informazioni da fornire verso l'esterno. 

- Si potrebbe discutere due giorni senza interruzione, di tutta la vicenda Mary G., e di cosa ci lascia. Oppure si può essere estremamente coincisi e brutali, e riassumerla così: si è deciso di tenere in vita un delfino che la natura avrebbe eliminato, regalandogli altri 7 anni di vita, ma in un ambiente confinato, e insieme ad altri animali di una specie diversa. 
La morte è un fattore naturale che può colpire in ogni momento qualunque essere vivente. Mary avrebbe potuto vivere un anno, sette anni o venti: questo è assolutamente imponderabile. Quello che però si può e si deve valutare, nei prossimi eventuali casi come questo, è la qualità della vita che si prospetta all'animale su cui si interviene. Bisogna avere il coraggio di scelte difficili e magari impopolari (eutanasia, vita in cattività), ma basate su ogni elemento e informazione possibile. L'impulsività e l'emotività non sono più scusabili.