venerdì 24 maggio 2013

Pietra miliare

Pochi giorni fa il Governo indiano ha bandito i delfini in cattività in tutto il territorio nazionale. Davvero storiche le motivazioni:
"Considerando che i cetacei in generale sono molto intelligenti e sensibili, e diversi scienziati che hanno studiato il loro comportamento hanno suggerito che l'insolitamente grande intelligenza; rispetto ad altri animali, significa che i delfini dovrebbero essere visti come "persone non umane", e come tali dovrebbero avere propri diritti specifici ed è moralmente inaccettabile tenerli in cattività per scopi di intrattenimento."

L'ha scritto un governo nazionale - e di una nazione con più di 1.200.000.000 abitanti - non l'ha scritto un animalista. Anche se è quello che alcuni ricercatori dicono da tempo, e anche se da uomo di scienza storco leggermente la bocca,questa è una decisione e un'affermazione storica...

mercoledì 22 maggio 2013

Comunicare necesse est

Come avevo scritto qua, la settimana scorsa si è svolto il corso, dedicati ai veterinari, sugli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe marine in Adriatico. Io, per vari motivi, non ho seguito il corso ma sono andato a Padova, anzi a Legnaro, solo per i miei due interventi. Il corso verrà ripetuto a Bari, a giugno, e lì avrò occasione di seguire anche il resto.

L'iniziativa ha suscitato comunque molto interesse a dimostrazione di come ci sia "fame" di eventi di questi tipo, anche in ambienti molto tecnici, dove però di mare e animali così poco convenzionali si parla poco.

A quanto pare è piaciuto molto (bontà loro) il mio secondo intervento, sulla gestione del sito dello spiaggiamento, l'organizzazione dei volontari, e sulla comunicazione. Quello della comunicazione è un aspetto tanto importante quanto sicuramente trascurato, almeno a fino tempi molto recenti. Spesso sottovalutato o comunque meno considerato, eppure cruciale proprio in situazioni in cui si mescolano situazioni sempre e comunque di emergenza, forti sentimenti e umori che questi animali, soprattutto se sofferenti, suscitano nel pubblico, e decisioni delicate, difficili  a volte drammatiche, da prendere.
Sapere comunicare bene, utilizzando strumenti e linguaggi appropriati, rapportandosi in modi diversi con la gente che assiste  con le autorità e con i media, previene il nascere di storie fantasiose  di fraintendimenti e malumori.

Nelle "Linee guida per l'intervento su cetacei spiaggiati vivi", ormai giunte alle versione definitiva e speriamo dunque presto rese ufficiali, io ho proprio scritto la parte relativa alla comunicazione.
Dalle domande e dalle chiacchiere che ho scambiato con diversi partecipanti mi pare che il concetto di quanto sia importante considerare anche gli aspetti dell'informazione e della comunicazione, sia passato, e per qualcuno è stato proprio una rivelazione.

Così come lo era stato per me ascoltare l'intervento di una vera esperta di comunicazione, Elisabetta Mutto Accordi, che fece a un corso, sempre a Padova, nel giugno dell'anno scorso ("Protocolli e procedure di intervento in caso di spiaggiamenti di cetacei vivi e di massa"). Con Elisabetta adesso stiamo proprio lavorando su progetti che riguardano la comunicazione (e gli spiaggiamenti), e speriamo davvero che qualcuno di questi vada in porto, perché a mio giudizio sono decisamente una novità in questo ambito.

domenica 12 maggio 2013

Veterinari a scuola di spiaggiamenti

Inizia domani, a Padova, un corso rivolto ai veterinari e relativo alle gestione e alla conservazione di Cetacei e Tartarughe in Adriatico.
Il corso, che durerà fino a venerdì, è una delle tante attività previste dal progetto internazionale Netcet. Questi incontri rispondo all'obbiettivo di "migliorare e standardizzare le cure veterinarie, l'approccio chirurgico, i protocolli necroscopici e la gestione degli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe marine".
E' dunque un corso molto tecnico, e non è escluso che io sia l'unico naturalista nel programma.

Farò due interventi, uno in apertura, domattina, intitolato "Biology, ecology and ethology of cetaceans living in the Adriatic " (Biologia, ecologia ed etologia dei cetacei che vivono nel mare Adriatico), e l'altro mercoledì, e sarà "Volunteers, field organization and communication during stranding events" (Volontari, l'organizzazione di campo e comunicazione durante gli spiaggiamenti).

Netcet (qui il sito internet e qui la pagina Facebook) è un progetto importante e con obbiettivi ampi e ambiziosi. In Italia, la sua approvazione, fa il pari con la spinta in avanti a cui si è assistito negli ultimi anni, nella gestione degli spiaggiamenti di Tartarughe marine e Cetacei sulle nostre coste.
I ministeri (Ambiente e Salute), a più riprese stimolati, hanno compiuto passi importanti: le reti regionali e le linee guida per i Centri di Recupero, nel caso delle tartarughe marine, sono arrivati prima e pian piano vanno più o meno a regime.
Per i Cetacei, gli interventi sono stati diversi, ricordo qui solo la nascita della banca dati nazionale degli spiaggiamenti, la creazione del CERT, il gruppo di intervento che si occupa di spiaggiamenti di cetacei vivi, o di spiaggiamenti eccezionali (di massa o di animali di grandi dimensioni). Poi la riorganizzazione della rete nazionale, tuttora in corso, con la responsabilità che passa agli istituti zooprofilattici, e altro ancora in arrivo, speriamo presto, comprese le linee guida per gli interventi sui cetacei spiaggiati vivi.
Dagli interventi più o meno pionieristici  quando ho iniziato io, nel 1997, ad una organizzazione che prende sempre più forma, meglio tardi che mai, con l'intento di lavorare sempre meglio, in questi eventi così particolari, ma di certo non così rari sulle nostre coste.

Tornando a Netcet, dalla pagina Facebook del progetto (della quale in parte mi occuperò io) potete tenervi aggiornati su attività e notizie. E' un progetto che prevede una vasta serie di azioni, dunque non ci sarà da annoiarsi. Vi aspetto là.



sabato 4 maggio 2013

Alla ricerca dei delfini, a Ravenna

Diversi anni fa, quasi dieci in effetti, venni invitato a tenere una lezione in una scuola di Ravenna. Non ricordo né l'età dei ragazzi, né l'argomento, ma l'invito veniva da Francesca Triossi, una biologa (credo) che insegnava e che coltivava la passione per i Cetacei. Mi raccontava allora di avere iniziato a fare uscite in mare, con un gommone, alla ricerca di delfini nella zona delle piattaforme metanifere, al largo di Ravenna.
Mi diceva che gli avvistamenti erano pochi e le difficoltà tante, ma la incitavo ad andare avanti perché, anche se può sembrare paradossale, non esistono molti studi sui delfini, sui tursiopi dunque, in Adriatico. Ci sono diversi lavori pubblicati sulle acque croate, ma poco o niente sul versante italiano. Dunque quella ricerca copriva un punto oscuro.
I risultati di quel lavoro, a volte la ricerca va così, con i suoi tempi, sono stati appena pubblicati sulla rivista Marine Ecology.

Le prime foto di delfini nell'area di studio furono raccolte nel 2001-2002, in maniera opportunistica, cioè non mirata. A bordo di imbarcazioni da pesca o da diporto, Francesca raccoglieva i primi dati e i primi avvistamenti, appunto. Era l'inizio del Progetto Delfino, portato avanti come Associazione Oceanomare.
La ricerca vera e propria, con il gommone, si è svolta invece durante il periodo 2003-2005 - concentrata nei mesi da maggio a ottobre - per un totale di 60 uscite. In 29 di queste furono avvistati delfini. La maggior parte degli avvistamenti ha riguardato gruppetti di 2-5 animali, con una certa frequenza di gruppi più grandi, fino a 10-20, e un caso di un branco da 50 delfini. 
Gli avvistamenti però sono fortemente concentrati nel 2003, con 21 su 38 uscite. Nel biennio 2004-2005, furono effettuate solo 22 uscite, e registrati appena 5 avvistamenti.
42 delfini sono stati foto-identificati, ma solo 6 di essi si sono "fatti rivedere" più di una volta.

Gli autori indicano una frequenza di avvistamento molto più alta (80%) vicino alle piattaforme (in un raggio di 750 metri), che non distanti da esse. Ipotizzano una maggiore abbondanza di cibo, dal momento che è noto che le piattaforme formano substrati su cui crescono ricche colonie di organismi, alla base di catene alimentari che appunto fioriscono "attorno" alle piattaforme. Per non parlare del fatto che vicino a queste installazioni è comunque vietata la pesca.

Lo studio è decisamente basic e preliminare, ma comunque effettuato su un'area scoperta dal punto di vista di dati raccolti scientificamente, e dunque benvenuto.

ResearchBlogging.org Francesca Triossi, Trevor J. Willis, & Daniela S. Pace (2013). Occurrence of bottlenose dolphins Tursiops truncatus in natural gas fields of the northwestern Adriatic Sea Marine Ecology